Un percorso tra il verde dei castagni che dal centro di Roccamonfina raggiunge la vetta del monte Lattani, nel cuore dell’antica caldera del vulcano ormai estinto.
Non solo una splendida passeggiata nella natura, per conquistare gli spettacolari panorami dei monti più vicini, fino al Matese e, ancora oltre, alla costa flegrea. Ma l’ascesa verso un luogo di storia e di fede: il santuario di Maria Santissima dei Lattani. Da quasi sei secoli destinazione di pellegrini dai dintorni e da ogni parte della Campania. Versante orientale del monte nella caldera di Roccamonfina capretta lattifera che fece ritrovare la statua della Madonna
C’entra anche il latte nell’origine del santuario, ormai leggendaria. Si narra che un pastorello portasse ogni giorno le sue capre al pascolo sul monte. E ogni giorno una della bestiole si separava dal gregge, la stessa che la sera, al ritorno all’ovile, dava più latte delle altre. Incuriosito, il pastore un mattino la seguì fino a una grotta, davanti alla quale la capra si fermò a brucare. Lui, invece, entrò nell’antro, dove trovò un serpente con due chiavi in bocca, che sorvegliava una cassa. Il ragazzo, impaurito, corse in paese, raccontando ciò che aveva visto. E, seguito dai paesani, li guidò alla grotta, dove il serpente consegnò loro le chiavi della cassa. Quando fu aperta, all’interno rivelò un’icona della Madonna su una lastra di pietra. Grande fu la sorpresa e, in seguito, la devozione per quell’immagine che si diffuse tra il popolo. Tanto da attrarre l’attenzione di San Bernardino da Siena e di San Giacomo della Marca, che nel 1430 vollero sostenere quella spiritualità costruendo una piccola chiesa rurale, un convento e un eremitaggio nel luogo dove l’icona era stata rinvenuta.
Già qualche anno dopo, nel 1448, l’affluenza sul Lattani era tanto cresciuta, che si decise di ampliare la chiesa, terminata nel 1507. Intanto, nel 1448 il Papa Eugenio IV aveva affidato l’intero complesso ai Francescani.
Dal portale d’ingresso si entra in una corte su cui affacciano i tre edifici del santuario. La chiesa in stile tardogotico presenta un protiro sormontato da un grande arco a tutto sesto, che introduce nell’interno, a una sola navata divisa in campate da pilatri che sorreggono la volta a crociera a sesto acuto ribassato. E’ abbellita da affreschi del ‘400 e del ‘700 e da finestre gotiche con vetri policromi. Nella cappella centrale di sinistra sull’altare di marmi colorati è posta l’icona della Madonna in trono con il Bambino, che tiene nella mano sinistra il mondo con una croce e nella destra una colomba. In origine, l’immagine, che potrebbe risalire al IX secolo, era grigia, in seguito fu dipinta. Anche il soffitto è affrescato e la particolarità è una rarissima raffigurazione della Madonna in dolce attesa. Sempre sulla sinistra della chiesa, una porticina conduce in uno spazio dove sono accumulati doni dei fedeli: lì era la grotta del famoso ritrovamento.
Di lato alla chiesa s’innalza il convento. Al piano terra si distinguono quattro archi di pietra sorretti da pilastri anch’essi di tufo grigio. Gli altri due piani hanno finestre semplici, a parte una con una modanatura particolare che culmina in un rosone. Dal piano terra si accede al bel chiostro quadriportico che si distingue per dei magnifici affreschi seicenteschi con scene della vita di San Francesco di padre Tommaso di Nola. Al centro c’è il pozzo circondato da piante. Di fronte alla chiesa c’è l’eremitaggio o romitaggio di San Bernardino, un edificio gotico su tre piani, affacciato sul panorama esterno.
Nella corte la Fontana della Madonna, esagonale, reca un quadro maiolicato del ‘900 che illustra la storia del ritrovamento dell’icona. L’acqua ha fama di possedere proprietà miracolose per le donne desiderose di essere madri che la bevono. Il santuario nel 1970 fu eretto a basilica minore da Papa Paolo VI.Informazioni utili:
___