creta1Ne avevo sempre sentito parlare ma evidentemente nessuno del mio paesello aveva preservato questo piccolo legume dal colore caffè intenso. Parlo dei ceci neri, legumi che pare esistessero già all’età del bronzo. Ne parlavano come una leccornia, un chicco dolce, aromatico e saporito, un piccolo tesoro dalla consistenza vellutata che aiutava ad affrontare i freddi inverni anche grazie alle sue straordinarie proprietà, infatti sono ricchissimi di sostanze nutritive e pare che mangiati regolarmente apportino numerosi benefici al nostro corpo.

Ebbene una quindicina di anni fa ero in un paesino qua vicino e mi trovai per caso a parlare con un vecchino, “Zi Gennarino”: tra i tanti suoi affascinanti e travolgenti racconti spuntarono come una cometa i ceci neri. Non mi sembrava vero, il mio sguardo si illuminò e cominciai a soffermarmi su quello che per lui era solo un piccolo particolare insignificante del suo racconto.

Raccontava che nel dopoguerra la meccanizzazione e le colture intensive avevano reso poco redditizia la coltura del cece nero e quindi si è andata perdendo sempre più quella tradizione così viva nei suoi ricordi. Vivevo quel racconto con una vena di romanticismo, Zi Gennarino ne parlava come se li avesse mangiati il giorno prima. A un certo punto, vista la mia insistente curiosità, mi disse «ma i vulet v’ré?».


creta1Lui era uno di quelli che avevano continuato a coltivarli nonostante il mercato avverso a questo legume. Per lui era parte del suo DNA, parte del suo essere vivo in questo mondo che non riconosceva più ma che aveva imparato ad accettare e a sopravvivervi. Me ne regalò un paio di manciate. Erano diversi dai ceci bianchi e non solo per il colore, erano molto più piccoli, dalla pelle rugosa e ad occhio coriacei ma al tempo stesso sembravano rivestiti di velluto e in cima sembravano avere un piccolo uncino. Insomma erano proprio simpatici. Tornai a casa con questo tesoro tra le mani.

 

creta1Ero indecisa se cucinarli e sentire con tutti i miei sensi quella straordinaria prelibatezza che veniva da lontano ed era sopravvissuta a tutta l’umanità o seminarli? Non ebbi dubbi, aspettai il mese di marzo e li seminai. Non mi reputo una contadina esperta, quindi pregai affinché quel tesoro germogliasse e desse i suoi frutti. Così fu. Ebbi una buona germinazione, un’ottima fioritura (di colore lilla) e infine anche una discreta produzione. Certo il lavoro è stato duro, tutto a mano compreso raccolto e pulitura che è veramente un atto di amore per come è difficile. Il baccello quando si apre si arrotola su sé stesso e racchiude i due ceci contenuti, bisogna aprirli tutti a mano. Ma quanto ero felice? Ero riuscita a coltivare un “fossile”. Ora necessitava assaggiarli.
Zi Gennarino si raccomandò di tenerli in ammollo due giorni prima di cuocerli.

creta1Inizia il mio viaggio nel passato. Dopo averli tenuti in ammollo, li sciacquo bene in acqua corrente e li metto a cuocere in una casseruola alta, ricoperti di acqua. A quel punto vado a intuito! Inserisco un gambo di sedano con tutta la foglia, un pochino di cipolla tritata bene e un paio di spicchi di aglio anch’essi tritati. Poi, procedo con la cottura a fuoco lento come faccio normalmente anche con i ceci bianchi. Dopo un paio di ore, a cottura ultimata, regolo di sale e decido di servirli semplici così solo con un filo di olio extra vergine di oliva e sul mio piatto ovviamente un pochino di peperoncino ( lo adoro ). A distanza di quindici anni i ceci neri sono entrati a pieno titolo nella coltivazione di famiglia. Giuseppe li adora, Giacomo adora tutto ciò che produciamo noi, dice che sanno di amore.

In estate ne faccio belle e colorate insalate, dopo averli lessati e sgocciolati li condisco con pomodori, portulaca, basilico, aglio sale e olio. A volte aggiungo anche zucchine tagliate a julienne e marinate, cetriolini a fette e coste di sedano. Insomma la fantasia la fa da padrone nelle insalate estive, l’importante è l’ingrediente base: “i ceci neri”.

creta1Ieri invece ne ho fatto polpette. Giuseppe li adora ma i ragazzini spesso mangiano con gli occhi, hanno bisogno di sfiziosità e io cerco di dargliele con ingredienti sani e genuini coltivati da noi.

Avevo dei ceci neri cotti in frigo, li ho frullati con un frullatore a immersione, ho aggiunto prezzemolo tritato, aglio tritato, formaggio grattugiato (avevo solo Parmigiano), pane grattugiato, olio e uova.

Ho fatto un impasto di una bella consistenza anche se comunque più morbido delle polpette di carne. Avevo del formaggio bovino primo sale e ho deciso di metterne un pezzetto nel cuore delle polpette. Ho ripassato le polpette nel pane grattugiato e messe in teglia con carta forno. Infornate e fatte cuocere a 200 gradi per mezz’ora.

Le mie polpette per fargli contenere il formaggio primo sale erano grandicelle, forse senza ripieno le avrei fatte più piccole e sicuramente sarebbero state in forno un pochino meno. Giuseppe le ha apprezzate molto, ha mangiato anche la sera quelle avanzate. Io strafelice per aver arricchito la mia cucina di una ricetta vincente nuova.

#amocucinareperchiamo

polpettecomp

Psssssss.... sono Giuseppe voglio dire a tutti i bambini che i ceci neri li adoro al punto di volerli mangiare tutti i giorni. Vi lascio, devo fare i compiti e poi dedicarmi ai miei insetti. #amoimacaoni