Lungo il corso principale di Forio, la Basilica Pontificia Santa Maria di Loreto con l’Oratorio dell’Assunta è prodiga di sorprese di ogni genere.
Frutto di una storia plurisecolare, iniziata nel Trecento, quando fu costruita, non appena si sparse la notizia del miracolo di Loreto, e proseguita nei secoli seguenti, nel corso dei quali la chiesa assunse le dimensioni e l’aspetto che ancora oggi conserva, comprese le due torri campanarie sui lati, che culminano in particolari cupole a bulbo di maiolica colorata. Sorta, all’inizio, in un luogo discosto dal borgo, nel tempo l’abitato le crebbe intorno e per questo può essere considerata il centro ideale del paese, anche per quanto riguarda la sua memoria storica.
Nel Trecento, fu un gruppo di marinai originari di Ancona, approdati a Forio, a decidere di costruire una cappella dedicata San Nicola da Tolentino, nella quale non mancarono di omaggiare con un altare la Madonna di Loreto, alla quale erano devoti, introducendone il culto anche sull’isola. Due secoli più tardi, da quel primo nucleo si sviluppò, a cura dell’Arciconfraternita di Santa Maria di Loreto un nuovo e più grande edificio sacro. Un’icona della Madonna di Loreto, dipinta su tavola da Decio Tramontano nel 1560, fu collocata nella chiesa in fondo all’abside, su un trono di marmo.
A quel riconosciuto centro del culto mariano sull’isola cominciò a fare riferimento fin dalla fondazione, nel 1580, anche la congrega del Rosario, che l’anno successivo commissionò ad Aniello De Laudello una tavola dipinta della Madonna del Rosario, esposta in fondo alla navata sinistra. Alla fine del XVI secolo, di fianco alla chiesa fu aperto un ospedale, per offrire cure ai poveri, integrando le pratiche religiose anche con opere sociali a beneficio della comunità. Quel piccolo ambulatorio fu citato per la prima volta da una bolla pontificia di Gregorio XIV del 10 dicembre 1590, con la quale si autorizzava la pesca nei giorni festivi, purchè un quarto dei proventi fossero destinati a sostenerlo. Nel 1954 diventò il pronto soccorso dell’isola e svolse quella funzione fino al 1962, quando fu inaugurato a Lacco Ameno l’ospedale donato da Angelo Rizzoli.
Nel Seicento e nel Settecento la chiesa fu ulteriormente ampliata e abbellita con opere pregevoli di importanti artisti napoletani e degli isolani Di Spigna e Calise, che si aggiunsero alle opere pittoriche preesistenti. Dopo l’ultima ristrutturazione, si celebrò una solenne consacrazione alla Madonna il 26 giugno 1785.
La chiesa nella sua versione finale ha una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate. L’inconfondibile e prevalente stile barocco è evidente ovunque, nonostante la compresenza degli stili propri delle epoche precedenti. La grande profusione di marmi pregiati sulle pareti, trova il suo trionfo artistico nell’altare maggiore con un paliotto a intarsio fiorentino.
Il 29 luglio 1787 fu una data memorabile per la storia della chiesa e di Forio: a seguito di una richiesta inoltrata a San Pietro, fu incoronata solennemente di stelle l’immagine della Madonna di Loreto, alla presenza del delegato del Capitolo vaticano e di tutta la popolazione in festa. L’incoronazione fu ripetuta il 25 luglio 1937 davanti al cardinale Luigi Lavitranodelegato dal papa Pio XI. Sulla navata destra. Si ammira il monumento al cardinale Luigi Lavitrano, morto il 2 agosto 1950. Un altro monumento tombale del Novecento, opera di Amedeo Garufi, accoglie le spoglie di monsignor Giovanni Regine, arcivescovo di Trani e Barletta. Nel 1828 il re Francesco I di Borbone con un regio decreto autorizzò il sodalizio a fregiarsi del titolo di Arciconfraternita nel 1831.
La sacrestia fu ampliata del 1684 e custodisce varie tele e tavole dipinte, tra le quali il ritratto del cardinale Gustavo Adolfo principe di Hohenlohe, protettore dell’arciconfraternita dal 1868. L’archivio comprende numerosi documenti, anche preziosi, dal Cinquecento in poi.
La basilica è collegata da una porta all’attiguo Oratorio dell’Assunta, costruito probabilmente alla fine del Cinquecento. La decorazione a stucco risale al XVII secolo. Vi si trovano tele di Severino Galante e altri autori del tempo. Vi si conservano il pavimento in maioliche e gli stalli di legno originari, mentre l’organo è ottocentesco.
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