Una partita a scacchi memorabile. A giocarla era stato Vladimir Ulic Ulianov detto Lenin (22 april 1870 – 21 gennaio 1924) con Bogdanov a Capri, dove il padre della Rivoluzione russa era approdato per la prima volta il 23 aprile del 1908, ospite dell’amico Maxim Gorkij, che da tempo lo aveva invitato.

Lenin a Capri partita di scacchiNon era una vacanza, anche se Lenin non mancò di godere della bellezza dell’isola, di passeggiare tra le rovine romane, di concedersi lunghe e combattute partite a scacchi con gli esuli russi che frequentavano numerosi la Villa Blaesus dove soggiornava Gorkij. A Capri Lenin si era recato per rafforzare i rapporti con i capi rivoluzionari che lì facevano riferimento a Gorkij e alla Scuola di tecnica rivoluzionaria fondata dal grande scrittore insieme a Bogdanov, tra i maggiori esponenti del partito bolscevico.

E proprio con Bogdanov in quella fase si erano evidenziate divergenze di visione che Lenin colse l’occasione per discutere direttamente durante quella intensa settimana caprese. Che terminò il 30 aprile, come previsto, quando Lenin partì per Ginevra, dove lo accolse una grande manifestazione per il Primo Maggio. Due anni dopo, il primo luglio 1910, Lenin tornò a Capri, di nuovo ospite di Gorkij per un soggiorno più lungo del precedente.

L’obiettivo era sempre quello di incontrare i rivoluzionari russi che frequentavano l’isola e di rinsaldare le fila dei bolscevichi, ma stavolta l’ospite si dedicò ad approfondire la conoscenza di Capri e dei capresi. Alle passeggiate nei luoghi dov’erano le testimonianze archeologiche allora conosciute, si aggiunsero gli incontri con i pescatori isolani, di cui volle conoscere da vicino il modo di vivere e di lavorare in mare. E a fargli da guida e a presentargli i capresi, primo fra tutti il decano dei pescatori Giovanni Spadaro, fu naturalmente Gorkij, che ebbe modo di accompagnarlo anche alla scoperta di Pompei e di Napoli, dove Lenin mostrò ancora un forte interesse per l’archeologia. Renato Guttuso, nel centenario della nascita di Lenin, disegnò delle tavole dedicate a quella storica visita, mentre Manzù realizzò il busto di Lenin esposto nei Giardini di Augusto.