Era sulle rive del torrente Titerno che nel Settecento si estraeva l’argilla usata dai maestri ceramisti di Cerreto.
Erano arrivati in gran parte da Napoli, per la ricostruzione della città dopo il sisma del 1688, e nei decenni seguenti avevano creato un quartiere ceramico vicino alla Cattedrale della Santissima Trinità, con i due campanili coperti di embrici di maiolica gialla e verde. Pregevoli pavimenti di ceramica si trovavano anche in alcune delle altre numerose chiese di Cerreto, che a quell’epoca inglobava come sua contrada anche San Lorenzello, altro centro di produzione ceramica divenuto poi Comune autonomo.
Ma, oltre alle “riggiole” policrome, erano caratteristici della sempre più apprezzata ceramica cerretese i piatti, i vasi, in particolare da farmacia, brocche e acquasantiere con decorazioni naturalistiche e religiose, baroccheggianti, nei colori giallo, verde, arancione e blu Cerreto. Fu sempre nel XVIII secolo che si affermarono e definirono le peculiarità della ceramica cerretese giunte fino ai nostri giorni. Tutelate da un marchio di ceramica artistica e tradizionale dal 1997 e da un disciplinare del 2001, che fissa tutte le modalità di produzione. Nel Palazzo Sant’Antonio, antico convento francescano, il “Museo civico e delle ceramica cerretese” propone una ricca esposizione di pezzi antichi di Cerreto e di San Lorenzello insieme a opere di artisti contemporanei.
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