Secondo Tito Livio era un’invenzione dei Sanniti.
Ma poi i Romani l’avevano apprezzata a tal punto da far derivare il suo nome, cupedia, dal verbo cupio, ovvero “desidero”. Comunque, in terra sannita, quel dolce fatto di miele e mandorle o nocciole era già prodotto e consumato molti secoli prima che gli Arabi diffondessero nel Mediterraneo qualcosa di simile, che in Italia sarebbe diventato noto come “torrone”. E nel Sannio la tradizione non è mai venuta meno, seppur con non poche modifiche e innovazioni. Una, del 1891, è legata a una località della Valfortore, San Marco dei Cavoti, che da allora è diventato il paese del torrone. Anzi, del torrone croccantino, perchè si tratta di barrette di croccante con mandorle, nocciole e zucchero ricoperte di cioccolato fondente. Non più solo una leccornia del periodo natalizio, ma un piacere da godere tutto l’anno. Anche se San Marco celebra ancora il suo prodotto più famoso a dicembre, con la Festa del torrone e del croccantino, che si svolge in tutti i week end dall’inizio del mese alla vigilia di Natale,
Ma se i croccantini e gli altri dolci prodotti dai laboratori artigianali del centro storico rappresentano il principale richiamo, San Marco dei Cavoti ha molto altro da offrire sul suo territorio, che rientra nell’Alta Valle del Fortore. Collocato su un’altura intorno ai 700 metri, vi si gode di una straordinaria vista sui monti del Partenio, del Taburno e del Matese. In pieno centro scorre il torrente Tammarecchia, affluente del Tammaro, che passa nelle vicinanze del paese, nella contrada Calisi, dove forma una splendida valle. E dove si trova il seicentesco Mulino Jelardi. Luoghi ideali per passeggiate, anche in bicicletta, come lo è anche il tracciato dell’antichissimo Regio Tratturo tra Pescasseroli e Candela. E poi i boschi, di querce e lecci, tra i quali quello della contrada Zenna, corrispondente alla Cenna dei Sanniti.
Il borgo antico è dominato dalla trecentesca Torre Provenzale, in pietra e a pianta circolare, che evoca l’origine dei fondatori del paese nel 1385. Arrivati nel Sannio al seguito di Carlo I d’Angiò, provenivano dalla Provenza, molti dalla città di Gap, dunque Gavot, poi trasformato in Cavoti. Nel centro storico che conserva il suo impianto medievale, con i palazzi antichi, i vicoli e le piazze, valgono la pena di una visita la trecentesca chiesa di Maria Ss. del Carmine con affreschi del Settecento; la chiesa di San Marco evangelista, di cui la Torre è diventata il campanile, con due tele del Seicento e un pregevole fonte battesimale marmoreo; la seicentesca chiesa di San Rocco e la chiesa rurale di Santa Barbara sull’omonima collina. Da non perdere l’originalissimo Museo degli orologi da torre, con cinquanta meccanismi di orologi da torre e da chiesa dal XVI secolo a oggi.
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