È la chiesa madre di Forio. Cuore del culto in onore del patrono della cittadina San Vito martire, elevata a Basilica pontificia il 28 luglio 1989. La chiesa più grande della diocesi d’Ischia, con cui condivide una storia millenaria.
Fu intorno al Mille, infatti, che gli abitanti di Forio costruirono a proprie spese un nuovo edificio sacro in un luogo sopraelevato e discosto dal mare, probabilmente per metterlo al sicuro dai frequenti attacchi saraceni. Quella prima chiesa, col tempo, era precipitata in uno stato di decadenza a cui mise fine un intervento di ripristino sempre sostenuto dalla cittadinanza. In virtù del loro ruolo, i cittadini si ritenevano proprietari della chiesa e nel 1306 rivolsero all’allora vescovo Pietro la richiesta di elevarla a parrocchia e di concedere loro il diritto di patronato, affinchè potessero nominare il parroco. È in quell’istanza che viene per la prima volta citata la chiesa di San Vito.
Nel XV secolo la struttura fu ampliata e vi furono introdotti vari abbellimenti. Una nuova versione della chiesa sarebbe arrivata nel XVIII secolo, quando, tra il 1730 e il 1750, venne ricostruita a spese dell’Università di Forio. Per completare la facciata si dovette aspettare la seconda metà del XIX secolo.
Ai lati della facciata furono posti due campanili: uno per le campane, la più grande grande delle quali fu regalata nel 1854 da re Ferdinando II, la seconda reca un orologio. Altro elemento caratteristico è il pannello di maiolica raffigurante San Vito, collocato sopra il portale d’ingresso.
La chiesa ha una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate. Di notevole impatto sono le decorazioni a stucco, tipiche del barocco imperante, realizzate nella seconda metà del Settecento da Francesco Starace. Numerose sono le opere d’arte pittoriche di quotati artisti napoletani. La pala dell’altare maggiore di Alfonso Di Spigna, datata 1745, raffigura San Vito e la Madonna. Il pittore isolano è autore anche della Pietà del 1741, mentre la Sant’Anna è opera di Anna Maria Manecchia. Non mancano opere del pittore foriano Cesare Calise.
Nella navata destra, subito dopo l’ingresso, è esposto un pregevole trittico di Decio Tramontano, risalente al 1560, con San Vito, la Madonna delle Grazie e Santa Caterina d’Alessandria. In una lunetta è raffigurata la Crocifissione.
La più importante opera d’arte custodita nella chiesa è la statua in argento e rame dorato di San Vito. Fu realizzata a Napoli dagli orefici Giuseppe e Gennaro Del Giudice nel 1787, ma il bozzetto era stato disegnato dal grande di Giuseppe Sanmartino, l’autore del famosissimo “Cristo velato”. Un’opera tanto prestigiosa quanto costosa, che fu finanziata dall’Università di Forio addirittura con una tassa sul vino consumato dai privati: una scelta davvero forte per un territorio grande produttore e consumatore di vino.
Molto ricca è anche l’antica biblioteca della chiesa. Vi sono raccolti migliaia di volumi, molti dei quali provenienti dalla biblioteca del Convento di San Francesco quando fu soppresso nel 1866 con il passaggio al demanio di tutti i beni ecclesiastici collegati. Con i libri, sono custoditi anche preziosi incunaboli, diverse cinquecentine e altre pubblicazioni rare.
___