Inaugurato nel 2007 e curato dal Laboratorio Ricerche Applicate della Sovrintendenza all’interno degli Scavi, l’Orto Botanico di Pompei occupa un’area di oltre 800 metri quadri, nella quale sono raccolte tutte le specie che vivevano già nella città antica: alberi da frutta, piante medicinali e sacre, ortaggi, piante palustri e tessili.
Vi si accede da Via dell’Abbondanza con l’uscita nei pressi del Foro triangolare, accanto ad un ampio giardino dove è l’area di sosta per i visitatori, a cui è proposto un percorso diviso per temi e corredato da puntuali informazioni in italiano e inglese.
Per gli antichi, che non avevano frigorifero, uno dei problemi più grandi era la conservazione dei cibi: per questo motivo erano molto importanti e largamente utilizzati i frutti a guscio duro come le noci, mandorle e nocciole. Solitamente nell’orto pompeiano non mancavano anche alberi di mele, pere cotogne, sorbe e soprattutto fichi e olivi, i cui frutti potevano essere essiccati o conservati a lungo. La presenza di questi alberi testimonia anche l’importanza del legno tra gli antichi per gli usi di falegnameria, a scopi edili e navali.
Tra le piante aromatiche e medicamentose coltivate nei giardini antichi e riprodotte in quello moderno non potevano mancare basilico, timo, malva, lauro, ortica, l’aglio per la pressione e la ruta per le proprietà abortive.
Le piante tessili più comuni erano il lino, la canapa, la ginestra, con le quali venivano realizzate stoffe ma anche cordami, reti, vele, mentre i cascami servivano per gli stoppini delle lucerne. Con le infiorescenze di ontano si tingevano invece le stoffe, mentre il cardo dei fulloni era usato per cardare la lana. Infine, sono presenti nell’orto botanico anche le piante coronarie sempreverdi, a cui Plinio il Vecchio dedicherà il XXI libro della sua Naturalis historia, che erano usate per intrecciare corone celebrative, cultuali o terapeutiche.
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