Era un pomeriggio d’autunno, il 13 novembre 1875, quando il gruppo dei devoti che si riuniva da qualche tempo nella valle di Pompei per recitare il Rosario insieme al napoletano Bartolo Longo, vide comparire un carretto solitamente utilizzato per il trasporto di letame.
Il carrettiere, tal Angelo Tortora, si fermò davanti a quel che restava della chiesa del Santissimo Salvatore, che fungeva anche da parrocchia per le poche anime che abitavano quelle campagne all’ombra del Vesuvio, e scaricò un oggetto quadrato avvolto in una vecchia coperta.
Grande era l’attesa di tutti per il quadro raffigurante la Madonna del Rosario che Bartolo aveva promesso loro e che era andato appositamente ad acquistare a Napoli. Ma quando l’involto rivelò il contenuto, la delusione fu grande: la tela era rosa dai tarli e il dipinto in pessime condizioni. Anche Bartolo ne era rimasto colpito, ma il percorso che lo aveva portato a quel dipinto, custodito da una suora del Conservatorio del Rosario di Porta Medina a cui lo aveva indirizzato il suo confessore padre Radente, lo aveva convinto a conservarlo. Si decise, tuttavia, di farlo restaurare e così il quadro fu affidato all’artista Guglielmo Galella, prima di essere esposto nella parrocchia di Pompei. Tre anni dopo, però, fu necessario un nuovo intervento dal pittore Federico Maldarelli, che sostituì la figura originaria di Santa Rosa con Santa Caterina da Siena a cui, secondo l’iconografia domenicana, la Madonna porge la corona. Solo più tardi, nel 1965, in occasione di un accurato restauro, il quadro dalle tante vicissitudini, sarebbe stato attribuito ad un allievo del grande maestro Luca Giordano.
Nel frattempo, dall’8 maggio 1876, di fianco alla Chiesa del Salvatore era iniziata la costruzione del Santuario dedicato alla Madonna del Rosario, grazie alle offerte giunte con la raccolta “un soldo al mese” lanciata da Bartolo Longo. Il progetto era dell’architetto Antonio Cua, che diresse gratuitamente i lavori per edificare il tempio completato nel 1891. Fu poi Giovanni Rispoli ad abbellire la nuova struttura e a realizzarne la facciata, inaugurata nel 1901, proprio l’anno in cui, il 4 maggio, papa Leone XIII la elevò a Basilica pontificia maggiore.
Quel primo santuario, a croce latina e ad una navata con abside e con una cupola, contava quattro cappelle laterali e due nella crociera. La complessa struttura era composta anche da due cappelle esterne, ai lati dell’edificio principale e comunicanti con la sua navata centrale, ma dotate anche di ingressi autonomi: quella a sinistra era intitolata a Santa Caterina da Siena e lì fu inizialmente esposto il quadro della Madonna, mentre quella a destra, che aveva preso il posto della chiesa parrocchiale, fu dedicata al Santissimo Salvatore. La parrocchia fu comunque ricostruita vicino al Santuario, che nel 1925 si arricchì di un imponente campanile dotato di otto campane, che è alto 80 metri ed è sovrastato da una croce di bronzo alta sette metri dell’architetto Aristide Leonori. Il campanile è composto da cinque ordini sovrapposti, con diverse opere d’arte, l’ultimo dei quali è cinto da un terrazzo panoramico, raggiungibile con un ascensore interno, da cui si ammira uno straordinario panorama che dall’Appennino si spinge fino al mare, al golfo di Napoli, spaziando anche sugli scavi della vicina Pompei antica, sul Vesuvio@ e sulla valle del Sarno.
Tanti erano i fedeli che affluivano a Pompei per visitare il nuovo Santuario, divenuto ben presto troppo angusto per accoglierli. Così, nel 1934 si diede il via ad un ampliamento progettato dall’architetto monsignor Spirito Maria Chiappetta. I lavori, conclusi nel 1939, restituirono una chiesa cinque volte più grande, a tre navate, lasciando al centro quella originaria, con abside e cupola più grandi. Anche la facciata esterna fu arricchita di nuovi elementi e abbellimenti.
Visitato da papa Giovanni Paolo II nel 1979, da Benedetto XVI nel 2008 e da papa Francesco nel 2015, il Santuario di Pompei accoglie ogni anno oltre quattro milioni di fedeli. In particolare, l’8 maggio e nella prima domenica di ottobre, per la recita della Supplica alla Madonna composta dal beato Bartolo Longo, al quale è dedicato il monumento dello scultore Domenico Ponzi, eretto nella grande piazza
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