Quel tratto di costa alle pendici del Vesuvio aveva già conquistato agli inizi del secolo il duca d’Elboeuf, Emanuele Maurizio di Lorena, che vi aveva fatto costruire dall’architetto Ferdinando Sanfelice una magnifica villa sul mare.

Stabilitosi a Portici, il nobile di antico lignaggio europeo, dopo aver saputo di alcuni pezzi antichi rinvenuti scavando un pozzo a Ercolano, vicino alla sua proprietà, si era dedicato personalmente a qualche ricerca nel sottosuolo e ne aveva tratto pregevoli reperti che erano andati a impreziosire gli interni della sua residenza, segnando così l’inizio dell’esplorazione dell’antica Ercolano.

Una ventina di anni più tardi, nel 1738, approdarono fortunosamente a Portici re Carlo di Borbone e la regina Maria Amalia, la cui imbarcazione aveva dovuto accostare in gran fretta, a causa di una improvvisa burrasca. I sovrani furono accolti dal duca e si fermarono presso di lui. Si dice che rimasero tanto incantati dal panorama che si ammirava da quell’angolo del golfo e dalla bellezza della villa d’Elboeuf, da decidere allora di volere lì un muovo palazzo.

Si cominciò acquistando per volontà del sovrano i terreni necessari alla costruzione e al parco che doveva circondarla. I primi interventi furono curati dall’ingegnere militare Medrano, ma per la sua residenza estiva il re attivò l’architetto romano Antonio Canevari, che in quello stesso anno diede il via anche alla costruzione di un’altra reggia, a Capodimonte.  

Durante lo scavo per il nuovo edificio furono ritrovate varie strutture antiche, di epoca romana, alcune delle quali appartenenti a un tempio, di cui restavano ventiquattro colonne di marmo. 

Non grandissima, la nuova reggia era a pianta quadrata, con una facciata dotata di terrazze chiuse da balaustre. 

Sul cortile, oltre alla caserma delle Guardie reali e al teatrino di corte, affacciava la scenografica scalinata che portava al piano nobile con l’appartamento reale. Per decorarlo furono mobilitati i migliori artisti del tempo, come Giuseppe Bonito, l’autore degli affreschi. Di particolare pregio il salottino Luigi XIV, ma un vero e proprio gioiello fu creato nel per la regina Maria Amalia, tanto amante della ceramica da aver promosso a Napoli la nascita della Real Fabbrica di Capodimonte. E quest’ultima realizzò lo stupefacente salottino di porcellana, che in seguito i Savoia faranno smontare per ricostruirlo nella sala, oggi 52, del Museo di Capodimonte.

FACCIATA REGGIA LATO MAREAll’esterno si estendeva il parco, che dalle pendici del Vesuvio raggiungeva il mare. La sua parte superiore, verso il vulcano, era un’area boschiva dove il re e la corte andavano anche a caccia. Nella parte inferiore, con lunghi viali che scendevano verso il mare, c’era il giardino all’inglese, con le splendide fontane delle Sirene e dei Cigni e una profusione di statue di marmo di Carrara opera di Joseph Canart. Non mancava un campo dedicato al gioco della pallacorda, allora molto in voga tra i nobili.

Il palazzo reale estivo fu ultimato nel 1742 e fu prediletto dai sovrani, che vi trascorrevano lunghi periodi durante l’estate. Tuttavia, non risultò adeguato ad ospitare l’intera corte e così, un po’ per poter essere vicini al re anche durante la villeggiatura e un po’ perché anch’essi apprezzavano moltissimo la bellezza del luogo, diversi nobili acquistarono i terreni tra Portici ed Ercolano per edificarvi le loro ville. Fu così che nacque il cosiddetto Miglio d’Oro delle Ville Vesuviane.

Intanto, gli scavi di Ercolano facevano riemergere tanti importanti reperti, che vennero tutti trasferiti nella reggia per ordine del sovrano. Nel 1758 fu completato l’Herculanense Museum, che il re amava far visitare ai suoi ospiti e che in seguito divenne tappa obbligata del Grand Tour come il Miglio d’Oro con le sue ville.

Nel 1749 il teatrino di corte fu sostituito da una splendida Cappella palatina, dove per sostenere l’altare furono utilizzate delle colonne di marmo rosso provenienti dal teatro di Ercolano. La cappella era dotata di un organo a canne e a suonarlo fu anche Wolfgang Amadeus Mozart, quando si trovò a Napoli.

FACCIATA REGGIA LATO MAREDurante il Decennio francese, anche i re napoleonici godettero della bellezza della reggia di Portici, che fu ampliata con due ali protese, una, verso il Vesuvio e l’altra verso il mare. E se Giuseppe Bonaparte volle che i reperti ercolanesi rimasti (Ferdinando di Borbone se ne era portati in grande quantità a Palermo) fossero trasferiti al Museo Archeologico Nazionale della capitale, Gioacchino Murat si premurò di far arredare di nuovo il palazzo, in modo ancora più sontuoso.

FACCIATA REGGIA LATO MAREAl rientro a Napoli dei Borbone, la reggia di Portici rimase amatissima dagli eredi di re Carlo. Re Ferdinando II fece realizzare il primo galoppatoio al coperto. E nel bosco fu allestito uno zoo con animali esotici, tra i quali un elefante dono del sultano. E a sottolineare il valore della reggia di Portici per i Borbone arrivò anche la prima ferrovia in Italia, che fu inaugurata proprio con la tratta Napoli-Portici.

Con i Savoia cessò la frequentazione reale del palazzo vesuviano, definitivamente ceduto nel 1872 alla Reale Scuola di Agraria, che creò nel parco un Orto botanico. Ancora oggi esistente, è parte integrante della Facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, che ha la sua sede dal 1953 nella Reale Delizia di Carlo e Maria Amalia.

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