Far scoppiare un focolaio di rivolta contro i Borbone con il sostegno della popolazione e favorire l’unificazione d’Italia. Il piano elaborato da Carlo Pisacane prevedeva che tutto questo dovesse avvenire nel Cilento, dopo aver liberato i prigionieri politici ristretti in carcere a Ponza.
Nel giugno del 1857 Pisacane e altri 24 patrioti si imbarcarono a Genova, sul piroscafo “Cagliari”, diretti a sud. Il primo sbarco avvenne il 25 giugno 1857 a Ponza, dove furono liberati tutti i prigionieri politici e anche alcuni detenuti comuni, portando a trecento il numero dei partecipanti alla spedizione che riprese il mare verso la destinazione principale. In due giorni il “Cagliari” li condusse a Sapri, dove avvenne lo sbarco. Solo che invece di trovare una popolazione pronta alla rivolta, Pisacane e i suoi furono accolti da contadini fortemente ostili, armati dei loro strumenti di lavoro. I soldati borbonici, infatti, si erano premurati di comunicare alla popolazione che stavano per sbarcare dei criminali evasi da Ponza. E così Pisacane e i suoi furono costretti a tentare la fuga e si diressero, inseguiti, a Padula. Là si trovarono accerchiati e nella battaglia Pisacane stesso perse la vita con un gran numero dei suoi. I pochi che si salvarono, compresi due inglesi, condannati inizialmente a morte, ottennero di non essere giustiziati, ma di avere la pena commutata in ergastolo, grazie alle pressioni del governo inglese. Nel punto dello sbarco a Sapri è collocata una statua della spigolatrice della celebre poesia di Luigi Mercantini. Invece, quanti persero la vita dei “trecento giovani e forti” sono sepolti nella chiesa della Ss. Annunziata a Padula.
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