Si fa presto a dire cicoria e fagioli, certo che ci vuole! Il web ne è pieno di ricette e ne sono pieni anche i libri di cucina. Per me è una poesia che parte da lontano, che riempie i cuori e riscalda gli animi. Io vivo in campagna da sempre e vi garantisco che oggi è una scelta difficile anche per chi ci è nato. Una scelta difficile che, però, fa la differenza per la nostra vita e per la nostra salute. Inutile ribadire che, chi vive circondato dalla natura, manifesta uno stato di salute più sano, rilassato e sereno rispetto a chi vive in una metropoli. Lo scorrere della vita di campagna ha dei ritmi più lenti ma non per questo è meno faticosa, perché mantenere la casa e tutte le pertinenze in ordine preciso non è cosa semplice.
Poi ci sta il lavoro dei campi, l’orto, la vigna, l’uliveto, gli animali di bassa corte che tutti i giorni hanno bisogno di cure, insomma gli impegni quotidiani sono infiniti. Però vi assicuro che la vita bucolica è talmente rilassante e piacevole che la fatica fisica passa in second’ordine.
Piove a dirotto già da svariati giorni e oggi certo non è migliorato il tempo. Ho deciso, nonostante il freddo e l’umidità di andare nel campo incolto vicino casa. Metto gli stivali dai risvolti rosicchiati da Flaffy quando era cucciola, prendo il mio paniere e vado. Respiro a pieni polmoni l’aria pura e mi godo il profumo della tradizione in questo rito che mi accingo a fare. La raccolta della cicoria selvatica. È sicuramente una delle erbe più conosciute e raccolte, senza contare che è ricchissima di fibre alimentari e vitamine. In estate è preferibile non raccoglierla in quanto è più dura, è il suo periodo di fioritura e si ricopre di teneri fiorellini che racchiudono tutta l’intensità del cielo, fiori che si aprono al sorger del sole e si chiudono al tramonto.
Ne raccolgo un bel po’ a noi piace molto, le foglioline più tenere le userò sicuramente da mischiare cruda alle insalate di vario tipo. Giuseppe solo così la mangia, è piccolo ancora per poter apprezzare il gusto deciso ed amaro che assume la cicoria dopo essere stata cotta. Le piantine selvatiche in questo periodo dell’anno non sono molto grandi ma tenerissime per effetto del freddo. Mi si gelano le mani ma il mio cuore mi dice di continuare poi mi riscalderò gustando quella che secondo me è la regina delle piante selvatiche.
C’è una curiosità su questa pianta che non ho mai osato sperimentare ma che prima o poi proverò. Mi raccontava mio padre che durante la seconda guerra mondiale le persone avendo scarsità di caffè lo ricavavano dalla tostatura della radice di questa pianta, avendo così l’illusione di bere una buona tazza di caffè.
È passata circa un’ora, ho raccolto cicoriette a sufficienza e preso abbastanza freddo, rientro a casa. Siccome sono stata solerte nella mondatura durante la raccolta, arrivata a casa immergo le cicorie direttamente in acqua per lavarle bene e liberarle quindi di ogni residuo di terriccio. A questo punto le sbollento in acqua salata una decina di minuti dalla ripresa del bollore. Le sgocciolo bene e le trito un po’. Sono pronte per qualsiasi preparazione.
Cicorie e fagioli
Ieri sera ho messo in ammollo dei fagioli cannellini e stamattina dopo aver acceso il fuoco, li ho sciacquati con acqua pulita e messi in una pignatta ricoperti di acqua con due spicchi di aglio tritati e qualche fogliolina tritata di sedano. Ho posizionato la pignatta vicino al fuoco dal lato della pancia e lasciato tutto al loro destino. Quando sono rientrata i fagioli erano cotti dovevo solo regolarli di sale, l’ho fatto e allontanato la pignatta dal fuoco. Intanto in una padella ho messo a soffriggere due spicchi di aglio tritati in olio extra vergine di oliva, quando l’aglio a cominciato a sfrigolare e dorarsi ho messo 4 mestoli di cicoria a insaporire. Dopo averla fatta insaporire per dieci, quindici minuti aggiungo un bicchiere di acqua e tre mestoli di fagioli presi dalla pignatta. Porto ad ebollizione, faccio sobbollire per dieci minuti aggiungo un pizzico di peperoncino e spengo. Copro e lascio riposare almeno mezz’ora prima di servirla. Giuseppe mangerà semplicemente fagioli con olio extra vergine messo a crudo.
Uova all’occhio di bue e cicorie
Le cicorie sbollentate e ancora non usate ne faccio altri usi. Trito finemente queste cicoriette, le ripasso in padella con olio, aglio e peperoncino. Una parte le userò stasera come contorno da mettere vicino alle uova all’occhio di bue anzi ce le cuocio sopra. Le faccio cuocere dieci minuti ci metto su due uova, regolo di sale e lascio cuocere a fuoco vivo. Ovvio che sulle mie uova aggiungo altro peperoncino, prendo una bella fetta di pane e così mi accingo a gustare questo piatto di una semplicità disarmante ma altrettanto incredibilmente gustoso.
Crema di cicorie
Mi restano ancora delle cicorie ripassate in padella, che faccio??? Conservo per i periodi di mancanza o in caso di ospiti improvvisi. Le metto in una ciotola a bordi alti. Aggiungo olio extra vergine di oliva e un pochino di acqua. Frullo bene con il frullatore ad immersione fino a farne una crema. La crema così ottenuta la metto in vasetti di vetro precedentemente sterilizzati, tappo bene e faccio bollire ben ricoperti di acqua per almeno 15 minuti da quando inizia il bollore. Passato il tempo necessario spengo e lascio raffreddare. Si conservano tranquillamente per un anno. In caso di ospiti improvvisi o in caso non ho voglia di cucinare (capita!!!), utilizzo questa deliziosa crema per fare crostini e bruschette o per usare come ingrediente segreto nelle mie minestre.
Ehi... pssssss... sono ancora io Giuseppe e parlando di natura credo che noi dobbiamo fare molto per salvare il pianeta ad esempio possiamo iniziare riciclare le cose che usiamo. Comunque... quando io leggo un blog pieno di ricette (come questo) mi viene una voglia incredibile di cucinare quelle prelibatezze.
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