Fine autunno!!! Quasi inverno!!! Passeggio sui miei terrazzamenti, sento profumi caldi che non hanno niente da invidiare come intensità ai profumi primaverili. Ci sono i profumi delle rose autunnali, ultimo regalo della stagione. Il più intenso che si sente è quello delle mele cotogne ma ci sono anche i fiori di nespolo che ancora ospitano migliaia di apine bottinatrici che fanno incetta di nettare per affrontare i rigidi freddi invernali. Più in là il mio piccolo agrumeto con clementine, mandarini, arance e limoni si riempiono di profumati frutti. Flaffy (la cagnolina) mi sorveglia dall’alto. Bene, la cosa che più mi rilassa è raccogliere i frutti dagli alberi. Decido di raccogliere mele cotogne e arance, dovrebbero bastarmi a tenermi impegnata con lavori di trasformazione e conservazione un paio di giorni.
Sicuramente la prima cosa che faccio è una bella spremuta, fresca, energizzante e dissetante. In più teniamo alte le difese immunitarie.
Le bucce le metto in acqua fredda in attesa di decidere cosa farne. Nel mio vocabolario non esiste la parola buttare, neanche se sono solo bucce.
Cotognata
Metto le mele cotogne in una bacinella piena di acqua, le lavo accuratamente strofinandole e togliendo tutta la peluria che le ricopre. Le faccio asciugare e inizio a farne pezzi con tutta la buccia. Le metto in una pentola con due dita di acqua, copro e lascio cuocere bene. Una volta cotte le frullo e le peso, unisco zucchero per la metà del loro peso e il succo di un limone.
La buccia del limone la unisco a quelle delle arance. A questo punto faccio cuocere questa purea a fuoco lento, rigirando in continuazione per evitare che diventi fumosa e bruciacchiata. Quando inizia a cuocere il colore vira da giallo intenso a rosa, quasi corallo. A questo punto posso decidere se imbarattolare e avere una stupenda confettura oppure far cuocere ancora, quindi far asciugare fino a quando si stacca dal fondo della pentola, per poi metterla in uno stampo basso uno o due centimetri rivestito di carta forno. Faccio asciugare al sole la purea per tre o quattro giorni, o una settimana, fino a quando ha l’aspetto e la consistenza di una splendida gelatina.
Quando si è addensata abbastanza per toglierla dallo stampo la sformo e la rimetto al sole ancora per qualche giorno per farla rassodare ancora un po’. Devo fare attenzione che le api, le vespe e altri insetti potrebbero deliziarsi della mia splendida “cotognata”, allora ci metto sopra un velo o un telo sottilissimo, troppa fatica ho fatto per regalare questa delizia ai miei piccoli amici.
Non ci credo!!! Sempre emozionante... ho realizzato la mitica “cotognata”. La taglio a cubetti e la metto in su un vassoio, non durerà tutto l’inverno, troppo buona, troppo golosa, un sapore unico e genuino che non si dimentica facilmente. Resterà persistente dentro di noi per un anno intero fino alla prossima produzione.
Marmellata di bucce di arance
Ieri ho lasciato in ammollo le bucce di arance e limoni, le sgocciolo e le sciacquo con acqua corrente, togliendo eventuali residui di pellicine della polpa interna. Poi le metto in una pentola capace e le ricopro di acqua. Porto a ebollizione e faccio bollire per mezz’ora. Sgocciolo e faccio raffreddare.
Le passo in un mixer e trito tutto. Le peso per capire quanto zucchero usare. Preparo uno sciroppo in una pentola: tanto peso di zucchero quante sono le bucce e un po’ di acqua. Faccio sciogliere e quando fa le bollicine metto tutte le bucce tritate e giro ogni tanto con un cucchiaio di legno, avendo cura di non far bruciare la marmellata. Giro fino a quando non sarà bella densa. Il composto finale ha la consistenza di una marmellata molto densa e grumosa.
Come ogni degna marmellata la metto in barattoli di vetro sterilizzati e che si chiudano ermeticamente.
Colorata e profumata la userò per ricche colazioni o arricchire e profumare dolci. Qualche barattolo sicuramente lo regalerò a persone che amo.
Roccocò
Mancano pochi giorni a Natale e nonostante sarà molto diverso dagli altri anni non posso assolutamente non preparare qualche dolcetto della nostra tradizione. Comincio dagli struffoli? No troppo presto!! Visto quella bella marmellata di bucce di arance fatta l’altro giorno potrei fare i Roccocò. Sì! Farò proprio i Roccocò per la gioia di Giacomo (la mia metà) e Giuseppe (mio figlio). Giacomo è golosissimo di dolci, mi toccherà nasconderli per conservarli fino a Natale. Giuseppe non ama molto i dolci ma questi dice che sono speciali perché hanno il profumo di festa. Credo abbia ragione: hanno proprio il profumo di festa.
Bene, all’opera!!! Siccome li faccio solo una volta l’anno ho bisogno del mio librone di ricette.
Preparo il tavolo di legno con un kg di farina bella setacciata, 400 g di zucchero, 200 g di miele, 200 g di nocciole tostate e ci vorrebbero 100 g di mandorle ma ahimè... quest’anno non ho mandorle del mio giardino, la gelata tardiva le ha bruciate. Non mi preoccupo però, ho le mandorle amare prese dai noccioli di albicocche. Ne metterò solo 30 g, hanno un profumo intenso e non si può esagerare con le dosi anche per il loro leggerissimo contenuto di cianuro. Le faccio tostare velocemente nel fornetto della stufa a legna. Trito nel mortaio sia le nocciole che le mandorle amare. Ora aggiungo una bella grattugiata di noce moscata, una quindicina di chiodi di garofano macinati e macino anche una bella stecca di cannella.
Apro il barattolo di marmellata di bucce di arance e ne uso due cucchiaiate, ci siamo!!!! Manca solo l’ammoniaca ne bastano 4 g, mi piacciono se vengono un pochino duri se li voglio più morbidi metto 8 g di ammoniaca.
Impasto il tutto con acqua, l’impasto deve risultare morbido. È un pochino appiccicoso ma con l’aiuto di un po’ di farina riuscirò nell’impresa. Faccio delle ciambelline che metto su una teglia a bordi bassi ricoperta di carta forno. Spennello con tuorlo d’uovo e cuocio a 180° per dai quindici ai venti minuti.
Il tempo dipende dal forno: statico o ventilato. Io uso quello della stufa a legna. #amocucinareperchiamo
Sono sempre in compagnia di qualche esserino, stasera Lola la gattina di Giuseppe mi aiuta a scrivere.
Hei... Psssss... sono Giuseppe, la prima cosa che ho fatto quando ho sentito il profumo dei Roccocò è stato uno starnuto. Un profumo troppo intenso per il mio naso di soli 9 anni. Comunque il profumo è quello della festa. #adoroimacaoni
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