Percorrendo la brulicante Via Duomo, si trova la chiesa di San Severo al Pendino, adiacente Palazzo Cuomo. Venne edificata nel 1448 in sostituzione delle rovine della precedente chiesa di Santa Maria a Selice per volere di Pietro Caracciolo, abate della vicina basilica di San Giorgio Maggiore, che vi aveva edificato anche un ospedale.
Nel 1575 la chiesa passò ai frati Domenicani, che nel 1599 affidarono il progetto di ristrutturazione a Giovan Giacomo di Conforto, architetto che si formò nella fase di passaggio dell'architettura napoletana dal Rinascimento al Barocco, tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento. Questi unì la chiesa al monastero, realizzato nei pressi di Palazzo Cuomo e nel complesso diede un aspetto tardo manierista all’intera chiesa. Durante la prima metà del XVIII secolo, la chiesa subì notevoli rimaneggiamenti in stile barocco come la pregevole balaustra scolpita in piperno, uno dei materiali più utilizzati nell’edilizia sacra a Napoli.
Nel decennio francese (tra il 1806 e il 1815) i Domenicani vennero allontanati dalla città e la chiesa divenne sede dell’Archivio di Stato fino al 1835, anno in cui l’archivio passò nel monastero dei santi Severino e Sossio. Solo successivamente la chiesa tornò in mano ai religiosi, in questo caso i Frati Minori Osservanti che, a loro volta, furono allontanati da Napoli nel 1863. Durante il Risanamento la chiesa di San Severo al Pendino venne privata della facciata barocca per una di stampo neorinascimentale e il livello stradale fu innalzato di alcuni metri. L’edificio, inoltre, fu ridimensionato, essendo state demolite le prime due cappelle laterali con le relative opere presenti, mentre il complesso conventuale fu totalmente demolito.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la chiesa venne utilizzata come rifugio antiaereo, mentre nel 1980 fu gravemente lesionata dal terremoto che, come si sa, distrusse molte chiese ed edifici napoletani. Dopo il sisma si sono susseguiti diversi lavori di restauro e di messa in sicurezza. Gli interventi più importanti, in particolare, hanno riguardato gli altari settecenteschi in marmi policromi, i cui frammenti sparsi per tutta la chiesa sono stati sapientemente ricomposti secondo l’aspetto originario.
La chiesa di San Severo al Pendino oggi risulta essere sconsacrata ed è aperta al pubblico come spazio espositivo grazie all'Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli. Di sovente, durante il periodo natalizio, vengono realizzate mostre di presepi con l’obiettivo di rendere fruibile a tutti, residenti e turisti, la grande arte presepiale napoletana.
La facciata della chiesa è molto austera avendo perso le testimonianze barocche che la caratterizzavano in passato. Oggi possiamo vedere un semplice portale con due nicchie laterali, mentre in alto si apprezza un rosone. L’interno, a pianta a croce greca, è piuttosto austero e i colori che predominano sono inequivocabilmente il bianco e il grigio, riportati in vita dopo il restauro che ha eliminato gli interventi ottocenteschi. Per eleganza e policromia, spiccano i sontuosi altari settecenteschi. La cupola seicentesca ricopre la parte centrale dell’edificio ed è opera dell’architetto Giovan Giacomo di Conforto, che ebbe un ruolo di primo piano nella realizzazione della chiesa. L’opera più importante della chiesa di San Severo al Pendino è senz’altro il monumento sepolcrale di Giovanni Alfonso Bisvallo, scolpito da Girolamo D’Auria nel 1617. Altre importanti opere da segnalare nella chiesa sono una tela di Luca Giordano raffigurante temi religiosi e una terracotta in rilievo dello stesso Girolamo D’Auria che rappresenta Santa Maria a Salice.
La chiesa di San Severo al Pendino, nonostante sia sconsacrata, si configura come sito di notevole importanza storico-artistica e, ad oggi, rappresenta un punto di aggregazione grazie agli eventi, mostre, convegni e incontri che vi si svolgono.
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