Una passeggiata pubblica lungo il mare. Era il 1692 quando l’idea prese forma per volontà dell’allora viceré Luis Francisco de la Cerda  Aragòn, duca di Medinaceli.

Per rendere possibile la novità fu scelta la riviera di Chiaia, dove la spiaggia fu lastricata e per abbellire la nuova strada vennero installate fontane e piantati numerosi alberi. Si può considerare quell’intervento come l’atto propedeutico alla fondazione della Villa Reale, che sarebbe arrivato molto dopo, nel 1778, quando re Ferdinando IV diede incarico all’architetto Carlo Vanvitelli di realizzare un grande giardino pubblico per il Real Passeggio.

Il progetto iniziale riguardò il tratto tra le attuali Piazza Vittoria e la Cassa armonica, con due edifici simmetrici (oggi distrutti) in corrispondenza dell’ingresso, destinati ad accogliere concerti, feste e rinfreschi, botteghe artigiane e a fungere anche da posti di guardia, giacchè la villa allora era recintata. La creazione del celebre architetto comprendeva dei viali di tigli e olmi, ornati da gruppi di statue di soggetto mitologico, alcune delle quali sono ancora in loco. Nel vialone centrale spiccava una grande fontana con statue di stucco raffiguranti la sirena Partenope e il Sebeto, il fiume che bagnava l’antica Neapolis, opera del grande Giuseppe Sanmartino. Nonostante l’illustre “padre”, però, la fontana durò poco. Già nel 1791 fu sostituita da un capolavoro assoluto come il Toro Farnes, che lì rimase fino al 1825, quando finalmente fu trasferito al riparo presso il Museo Archeologico. Al suo posto fu collocata una vasca di porfido, proveniente da Paestum, sorretta da quattro leoni disegnati da Pietro Bianchi, presto ribattezzata come “fontana delle paparelle”, perché vi nuotavano solitamente delle papere. 

Guardando alla più antica e celebre passeggiata verde di Parigi, quella di Napoli prese il nome di Real Passeggio della Tuglieria, prediletto luogo d’incontro e di relazione dei nobili della città, gli unici a goderne, giacchè ne era vietata la frequentazione ai poveri, ai servi, a chi non vestiva bene, fatta eccezione per il giorno della festa di Piedigrotta.

Il Passeggio fu apprezzato anche dai sovrani napoleonici. Nel 1807 il re Giuseppe Bonaparte diede incarico all’architetto Stefano Gasse di prolungarlo. Fu creata allora un’ampia zona verde con alberi e piante pregiate, chiamata il Boschetto, che fu poi impreziosita dalla fontana Il ratto d’Europa del 1789, opera dello scultore napoletano Angelo Viva. L’ampliamento della Villa Comunale proseguì fino all’attuale piazza della Repubblica nel 1834, sempre ad opera di Gasse. Risale a quell’intervento la realizzazione di un galoppatoio e del tempietto di Virgilio e del Tasso.

La conformazione attuale della Villa è frutto dello stravolgimento dell’iniziale progetto vanvitelliano intervenuto negli anni ’70 del XIX secolo, quando fu realizzata via Caracciolo, privando così la Villa dell’affaccio diretto sul mare. È di quel periodo il padiglione in stile pompeiano utilizzato dalla Società Promotrice di Belle Arti “Salvator Rosa”, luogo di ritrovo di artisti, che fu anche il primo nucleo della Stazione Zoologica.

Nel 1878, infine, fu costruita al centro della Villa la Cassa armonica in ghisa e vetro, pregevole esempio di liberty napoletano, opera di Enrico Alvino e parte di un più ampio progetto di nuova risistemazione della Villa, che corrisponde sostanzialmente all’assetto attuale.