Un clima piacevole d’estate e molto mite anche in pieno inverno.
Un paesaggio di grande bellezza, connotato dalla presenza di due importanti fiumi, il Sele e il Tanagro, che nelle immediate vicinanze hanno il loro punto di confluenza. Un borgo antico dal fascino senza tempo, arroccato su una collina a 250 metri d’altezza.
E un ricco bacino termale, figlio di un vulcano preistorico ora spento, che alimenta sorgenti di acque termominerali dalle diverse caratteristiche e dai riconosciuti effetti salutari fin dall’epoca romana. Con il valore aggiunto di strutture ricettive all’avanguardia per i servizi di accoglienza legati al termalismo e alla fruizione del rilevante patrimonio storico-naturalistico della zona. Tutto questo e molto di più è Contursi Terme, nella valle del Sele.
C’è un volto umano scolpito nella pietra all’ingresso della Grotta del Rosario, fuori Contursi sulla riva sinistra del Tanagro. Nell’antro sono stati trovati molti utensili di selce risalenti al periodo Eneolitico, a cui appartiene anche quella scultura rupestre. Forse raffigurante la divinità protettrice degli abitanti più antichi della zona, nella quale Plinio collocò la tribù lucana degli Ursentini. Più certo è che tra Contursi e Campagna sorgeva, in epoca romana, la cittadella di Saginara, che ha restituito tracce inequivocabili della sua esistenza durante i lavori di costruzione dell’autostrada. A raderla al suolo provvidero poi i Goti di Alarico nel 410 d.C.
Il punto di inizio della storia documentata di Contursi è nel IX secolo, intorno all’840, all’epoca dei Longobardi, quando il conte di Conza, Orso, con l’obiettivo di proteggere i confini del giovane Principato di Salerno, individuò in quell’altura naturalmente a guardia dei sue fiumi il luogo più favorevole per crearvi un avamposto militare, in grado di prevenire e contrastare presenze nemiche. Sorse così il castrum comitis Ursi, da cui alcuni storici fanno discendere il nome Contursi. Sta di fatto che quel castrum attirò gruppi che vivevano dispersi nella valle e che vi si insediarono tutt’intorno per usufruire della sua difesa. Pensarono poi i Normanni, nel XII secolo, a proteggere l’intero abitato cresciuto sulla collina cingendolo con mura possenti. Che non furono però sufficienti a impedirne la distruzione da parte delle soldataglie durazzesche nel XIV secolo. Ancor prima di essere così duramente colpita, Contursi era entrata nei possessi dei Sanseverino, a cui era stata sottratta proprio da Luigi d’Angiò-Durazzo nel 1348. Ma la potente famiglia tornò poco tempo dopo al comando per rimanervi per qualche altro decennio, seguita da numerosi altri signori nei secoli successivi, fino al superamento dell’ordine feudale.
Questa storia lunga e complessa la raccontano gli edifici del borgo, la case più semplici e i palazzi nobiliari – su tutti, il quattrocentesco Palazzo Arone di pietra locale e Villa Marolda, che accolse il principe Umberto di Savoia nel 1937 - le stradine e i larghi, le numerosissime chiese e la Scala longa che conduce proprio all’ingresso principale del centro storico, in cima alla collina. E poi, al centro della piazza principale, il Castello Rosapepe, il cui nucleo originario risale alla struttura difensiva realizzata da Orso nell’839. Ovviamente, nel tempo molti sono stati i rimaneggiamenti, i restauri, le superfetazioni, mutuati anche dalla trasformazione da fortezza a residenza nobiliare dei Parisano nel 1675. Il nome Rosapepe è legato alla famiglia che lo acquistò nell’Ottocento.
Antica quanto l’abitato è anche la chiesa madre dedicata a Santa Maria degli Angeli, rasa al suolo dal terremoto del 1980 e poi ricostruita. Tra le tante chiese di varie epoche e diversi stili, la Chiesa del Bambino Gesù, intitolata anticamente a San Giovanni della Porta, per la sua collocazione al di sopra dell’arco di una delle porte della città, e a Santa Lucia, fu dedicata nel Seicento al Bambinello dopo che il parroco di allora ne aveva fatto giungere da Napoli una statua perfetta nelle proporzioni e coperta da vesti ricamate d’oro; pregevoli anche l’ organo settecentesco intagliato e le statue di Santa Maria Immacolata Concezione e Santa Maria Addolorata. Nella parte alta del paese sorge la chiesa di Santa Maria delle Grazie, a cui l’ampliamento del 1656 ha lasciato una facciata barocca; è nota anche per l’altare dedicato a Santa Filomena martire, per ringraziarla di aver salvato il paese durante la peste del 1656, e per una statua della Madonna ritenuta miracolosa. Da visitare anche la cinquecentesca chiesa del Carmine con una raffigurazione del Giudizio universale sul soffitto. Era il 12 febbraio 1714 quando fu inaugurata la chiesa di San Vito martire fuori dell’abitato, per consentire la partecipazione alle funzioni dei pastori. Secondo un’antica usanza, che si ripete ogni anno in occasione della festa del Santo, i fedeli compiono tre giri intorno alla cappella di San Vito per poter esprimere un desiderio. Si ricordano così i turni di lavoro in uso presso i fedeli pastori, che sostavano con le greggi fuori del tempio: l’animale che entrava in chiesa per ultimo, diventava proprietà del Santo. E poi la chiesa di Santa Sofia del 1338, dove si recita la “tredicina” a Sant’Antonio, onorato nella chiesa di Sant’Antonio al Ponte, sulla riva destra del Sele, vicino al Ponte Melfa.
E’ tutta da vivere, intorno alla collina, a valle, la Pineta con le Grotte Maurizio. Splendida per la presenza dei fiumi, la natura conquista con molteplici richiami. Lungo il corso del Sele, il parco fluviale offre la possibilità di bagnarsi nel fiume e perfino di fare tuffi in sicurezza, approfittando della profondità dell’acqua e della mancanza di insidie. Ma basta spostarsi nel tratto delle rapide per divertirsi a praticare il rafting.
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