Una miniera di reperti  archeologici, opere d’arte, documenti e testimonianze storiche.

E’ il Museo Provinciale Campanodi Capua, fondato nel 1870 dal canonico Gabriele Iannelli, illustre archeologo che ne fu anche il primo direttore, e inaugurato nel 1874 nella prestigiosa sede  del Palazzo Antignano , scrigno appropriato per un contenuto tanto significativo.

L’edificio originario risale al IX secolo, in pieno periodo longobardo,  a cui seguì la trasformazione ancora attuale in epoca aragonese nel 1453. Il palazzo, che ingloba  i resti  della chiesetta longobarda di San Lorenzo ad Crucem, è situato dov’era uno degli antichi  seggi nobiliari. Di particolare valore è il portale durazzesco catalano con gli stemmi degli Antignano e dei d’Alagno.  Negli anni Trenta del Novecento, l’allestimento fu rinnovato, anche per fare spazio a nuove collezioni, dal grande Amedeo Maiuri, che lo considerava il museo “più significativo della civiltà italica della Campania”. E in effetti, vi si trovano sintetizzati tremila anni di storia della città e del territorio che la circonda, in cui si sono succeduti insediamenti osci, etruschi, sanniti, romani, longobardi, normanni, svevi, angioini, aragonesi, spagnoli.  E personaggi come Spartaco, Annibale Pandolfo Capodiferro,  Pietro della Vigna, Cesare Borgia e Ettore Fieramosca. Nonostante il palazzo fosse stato distrutto dal bombardamento del 9 settembre 1943, come tanta parte di Capua, nulla andò perduto, perché le opere erano state messe in salvo in tempo. Così, restaurato il palazzo, fu riallestito il muovo museo con una Sezione archeologica e una Sezione medievale, distribuite nelle 32 sale di esposizione, a cui si aggiungono 20 depositi, gli spazi per la biblioteca e l’archivio. A completare gli spazi aperti al pubblico, i tre grandi cortili e il bel giardino.

Il Museo ospita la Collezione di Mater matutae dall’VIII al I secolo a.C.;  vasi protostorici dell’età del ferro fino ai buccheri  etruschi a bucchero;  vasi greci (tra cui splendidi  attici del V secolo) e italioti - tra cui i campani Il supplizio di Issiope, Il rapimento di Orizia, Aiace e Cassandra- terrecotte architettoniche e votive; le Tanagrine ellenistiche; la collezione di bronzi, monete e medaglie; un’ampia raccolta di epigrafi dell’agro campano tra cui l’iscrizione della colonia Iulia; i mosaici di Sant’Angelo in Formis; le sculture della porta di Federico II; varie sculture rinascimentali, tra le quali, l’altorilievo del Caccavello raffigurante La Madonna delle Grazie e i Prigioni. Importante è la Pinacoteca dal XIII al XVIII secolo con opere di scuola caravaggesca, di Bartolomeo Vivarini, Cristoforo Sacco, Francesco Liani, un Crocifisso ligneo, un affresco del 1290 raffigurante  l’Ascensione di Cristo. 

Nell’ultima riorganizzazione degli spazi sono state allestite: la Sala Borbone con i ritratti della dinastia; la Sala Liani con opere dell’artista; la Sala Savoia con i ritratti dei membri della Casa Savoia. Di rilievo l’Archivio storico con documenti sulla storia della Campania felix e la Biblioteca, che conta 70mila volumi e vari importanti manoscritti.