Sulla stessa centralissima strada, via Toledo, a poche decine di metri di distanza, ha cambiato sede uno dei capolavori di Caravaggio, l’ultima sua creazione prima di lasciare la città di Partenope e andare a concludere la sua vita a Malta, Il martirio di Sant’Orsola.
Già principale richiamo della galleria di Palazzo Zevallos-Stigliano, il dipinto del 1610 è ora trasmigrato con altre opere della stessa provenienza nella nuova sede delle Gallerie d’Italia recentemente inaugurata a Napoli, nel palazzo progettato da Marcello Piacentinialla fine degli anni Trenta del ‘900 che ospitò a lungo la sede centrale del Banco di Napoli. 

Negli oltre diecimila metri quadri a disposizione del nuovo allestimento, al patrimonio “ereditato” dalla galleria Zevallos si è aggiunto quello, non meno rilevante, di testimonianze dell’arte napoletana tra il XVII e il XX secolo appartenenti a Intesa San Paolo. Un’immensa dotazione di opere d’arte organizzata e ordinata secondo tre percorsi storico-espositivi.

Al primo piano del severo palazzo trova spazio la collezione Zevallos-Stigliano Da Caravaggio a Gemito. In primo piano c’è il dipinto caravaggesco, valorizzato dall’allestimento curato da Fernando Mazzocca, che l’ha messo in relazione con il contesto di produzione artistica contemporaneo al Merisi e da lui fortemente ispirato.NAPOLI Galle

La carrellata di opere lascia senza fiato: da Giuditta decapita Oloferne di Louis Finson a Sansone e Dalila di Artemisia Gentileschi;Bernardo Cavallino, dalla Sacra Famiglia di Battistello Caracciolo al San Francesco d’Assisi riceve le stigmate di Gerrit van Honthorst; dal San Giorgio di Francesco Guarini al Ratto di Elena di Luca Giordano. E ancora i Sottoboschi, ovvero le nature morte di Paolo Porpora, Giuseppe Recco e Giovan Battista Ruoppolo. Nelle collezioni giunte dal  Seicento  si incontrano dipinti di Gaspar van Wittel, Anton Sminck Pitloo, Giacinto Gigante, Nicola Palizzi, Domenico Morelli, Federico Rossano, Edoardo Dalbono, Gioacchino Toma, Francesco Mancini, Vincenzo Migliaro. Ampio spazio ha anche la sezione dedicata alle opere di veduta e di paesaggio, realizzate tra il Sette e l’Ottocento dagli artisti della cosiddetta Scuola di Posillipo, unitamente al naturalismo en plein air della Scuola di Resina. A concludere questo primo, ricco e articolato percorso sono i disegni e le sculture che Vincenzo Gemito creò dagli anni Settanta dell’800 ai Venti del ‘900. 

Il secondo percorso è interamente dedicato ad una pregevole raccolta di ceramiche  magno-greche, con circa cinquecento oggetti d’arte originari di Atene, dell’Apulia e della Lucania, riconducibili ad un periodo storico-artistico tra il V e il III secolo a.C. Non mancano ceramiche a figure rosse e nere prodotte nei laboratori del Sud Italia. Tra tanti reperti, anche la famosa kalpis del Pittore di Leningrado, che rappresentata una scena all’interno di una bottega di ceramisti in cui è una donna a decorare i vasi. 

Le ampie sale affacciate su via Toledo sono riservate alle collezioni novecentesche di Intesa San Paolo, databili tra il secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Opere legate al contesto napoletano firmate da Lucio Fontana, Alberto Burri, Piero Manzoni, Mario Schifano, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Afro, Ernesto Tatafiore. Sono previste anche sale per esposizioni temporanee di altre opere a rotazione.


Informazioni Utili 
Da martedì a venerdì: aperto dalle 10:00 alle 19.00; Sabato e domenica: aperto dalle 10:00 alle 20:00; Lunedì: chiuso
Biglietto intero: 7,00€
Biglietto ridotto: 4,00 €