La Via Appia raggiungeva Benevento proprio dove il Sabato la attraversa, prima della sua confluenza nel Calore, l’altro fiume che scorre nel ventre della città.
Grazie al collegamento che la regina viarum garantiva tra Roma e il porto di Brindisi, la porta verso l’Oriente, la città sannita era diventata un fondamentale snodo commerciale nel cuore dell’Impero, acquisendo vantaggi economici e un ruolo di primo piano, testimoniato dalle grandi opere, non solo infrastrutturali ma anche culturali, che i Romani vi realizzarono e che in buona parte sono giunte fino a noi.
Già i Sanniti avevano costruito un ponte sul Sabato. Ma per l’Appia, fu necessario farne uno nuovo, più imponente e adeguato all’importanza dell’arteria che vi passava. Lo costruirono nel III secolo d.C., quando era censore Appio Claudio Cieco. A cinque arcate, restaurato più volte anche in età imperiale, si chiamava Ponte Marmoreo, ribattezzato poi Leproso, come lo conosciamo ancora, perché nel Medio Evo lì vicino c’era un lebbrosario. Distrutto dal terremoto del 1688 e ricostruito con quattro arcate, attualmente il ponte è un accesso alla città solo pedonale.
Già i Sanniti avevano costruito un ponte sul Sabato. Ma per l’Appia, fu necessario farne uno nuovo, più imponente e adeguato all’importanza dell’arteria che vi passava. Lo costruirono nel III secolo d.C., quando era censore Appio Claudio Cieco. A cinque arcate, restaurato più volte anche in età imperiale, si chiamava Ponte Marmoreo, ribattezzato poi Leproso, come lo conosciamo ancora, perché nel Medio Evo lì vicino c’era un lebbrosario. Distrutto dal terremoto del 1688 e ricostruito con quattro arcate, attualmente il ponte è un accesso alla città solo pedonale.
___