Novecentoventuno scalini. Per una salita di trecento metri dal mare al monte ricca di suggestioni e prodiga di bellezza.
E’ la Scala Fenicia, che collega il porto di Marina Grande ad Anacapri, nella parte più alta dell’isola. Nonostante il nome, a scavarla nella roccia viva a picco sul mare furono i Greci nel VII-VI secolo a.C., per mettere in comunicazione la cittadella cresciuta in prossimità dell’approdo con l’acropoli alle pendici del monte Solaro, protetta naturalmente da tutti i lati: lo schema classico degli insediamenti greci nella madre patria e nelle colonie del Mediterraneo. Un percorso ardito, minacciato dalle frequenti cadute di massi, che ne resero necessari numerosi restauri e sistemazioni, a cominciare dall’epoca romana. D’altra parte, quella strada ripida e faticosa non poteva restare fuori uso a lungo, visto che era l’unica via di comunicazione tra Capri e il suo porto e Anacapri, la “città di sopra”. E tale rimase per secoli, fino al 1877 quando fu inaugurata la nuova strada provinciale tra i due centri abitati. La percorrevano ogni giorno le donne anacapresi, sfidandone i pericoli con i loro carichi di prodotti agricoli in discesa per poi risalire con la preziosa acqua della sorgente di Truglio, i prodotti acquistati a Capri e perfino i materiali da costruzione per le loro case. Un percorso che all’inverso facevano anche i forestieri che dal porto salivano ad Anacapri, godendo, dapprima, della frescura e dell’ombra donate dal maestoso bosco di lecci che fiancheggia e ricopre il primo tratto della scala e poi, riconquistata la vista del cielo, del tratto che s’inerpica tra le rocce fiorite a picco sul mare, con magica vista sul golfo di Napoli. E, nell’ultima parte, la chiesetta di Sant’Antonio, patrono di Anacapri. La lunga scala finisce con l’antica “Porta della differenza”, che segna da secoli il confine tra Capri e Anacapri, nei pressi della celebre Villa San Michele.
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