Uno sperone di roccia tra il monte Alburno a nord e il monte Vesole a sud, a dominare la valle del Calore Lucano. Una posizione ideale, naturalmente protetta, che non era sfuggita ai primi abitanti di quella regione, di origini etrusche, e che in seguito attirò l’attenzione anche dei greci di Poseidonia.
Lì, infatti, vi innalzarono un santuario simile all’Heraion costiero alla foce del Sele, in onore di una divinità delle acque. E diversi secoli dopo, lì si spinsero gli abitanti di Paestum, costretti a lasciare la città ormai diventata una palude e a trovare luoghi più sicuri nell’interno, al riparo dagli attacchi saraceni. Così, nel 1092, un documento citava San Nicola de Aspro e la sua badia dipendente dall’abbazia di Cava de’ Tirreni. Già allora c’era una rocca, ovvero una torre, che tornò utile a Federico II dopo la congiura e l’assedio di Capaccio. Nel 1245 trasformò la struttura originaria in un castello dalle solide mura e torri, a difesa della valle. Una funzione che confermarono gli Angioini, quando subentrarono agli Svevi e potenziarono le caratteristiche difensive della fortezza. Che Carlo I affidò al fedele Pandolfo Fasanella, a cui seguirono altre famiglie nobili, fino ai Sanseverino, padroni della rocca fino all’estinzione della casata nel XVI secolo. Alla metà di quel secolo, la baronia del Cilento fu divisa in vari feudi, venduti a famiglie napoletane ricche e in vista e la Rocca de Aspis (dal greco “scudo”, “difesa”) fu acquistata dai Filomarino nel 1549. Giovan Battista fu il primo signore. Fu lui, che si era distinto con il fratello Tommaso nella battaglia di Otranto contro i Turchi, a ricevere dal papa Sisto IV le reliquie dei Santi Sinforosa e Getulio, nuovi patroni di Roccadaspide. E con i Filomarino il castello fu a più riprese ampliato e ristrutturato tra il XVI e il XVIII secolo. Poi, nell’Ottocento subentrarono i Giuliani, che ancora ne sono i proprietari e che custodiscono il patrimonio artistico, storico e documentale frutto di tanti secoli di storia.
Al centro del borgo che gli si è sviluppato intorno, il castello, restaurato nel rispetto del suo passato, s’impone allo sguardo in tutta la sua magnificenza. Con un perimetro di 400 metri, mura possenti e merlature funzionali alla difesa, conta sette torri, due quadrangolari, le più antiche, a est e a ovest, e cinque cilindriche, risalenti ai periodi svevo e angioino. Del Settecento sono la gradinata d’ingresso, il passaggio a volta nel cortile interno, la scala con porticato a cui si accede alla residenza dei proprietari e alle 33 stanze. A cui si aggiunge, forse, “la stanza in più”. Quella che appare all’improvviso, mostrando oggetti e personaggi curiosi, per poi scomparire dietro un anonimo muro. Misteri e leggende di antiche dimore…
Il castello di Roccadaspide, la città dei marroni Igp, può essere visitato e a volte gli stessi proprietari ne diventano guide appassionate per gli ospiti.
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