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gladiatoreIeri siamo andati al Teatro Tempio con il mio gladiatore e il leone suo compagno!! Le nostre nonne lo sapevano bene quanto era ripido arrivare fino in cima al Monte S. Nicola, dove andavano a raccogliere giornalmente le fascine per il fuoco o per il forno del pane. Forse sapevano anche che lassù c’erano dei resti archeologici ma probabilmente le loro priorità erano talmente diverse da quelle dei nostri giorni che poco facevano caso a dei ruderi.

Loro sapevano vivere a contatto con la natura senza alterarne il prezioso equilibrio. La loro priorità era nutrirsi, avevano un patrimonio di saperi culinari, di specialità locali, di modi di produrre e consumare, di storie legate ai prodotti della terra e ai piatti tradizionali. Io ho sempre cercato di tenere in vita questo patrimonio.

Oggi sto nel mio orticello a raccogliere gli ultimi cavoli cappucci e verze viola di stagione, penso al tempo necessario a produrre un cavolo, prepararlo e poi consumarlo. Coltivare la terra mi riporta ai ritmi semplici della vita, il ritmo lento con l’alternarsi delle stagioni, i cicli di vegetazione delle piante e le regole della natura. La quotidianità calma e ripetitiva ci impegna con tanta fatica, mia e di Giacomo, ma al tempo stesso la condivisione del lavoro conferisce al nostro tempo un valore in più. Il ritmo lento con il quale ci sincronizziamo per vivere meglio.

Qui a casa nostra con il Teatro Tempio del Monte S. Nicola che ci osserva, il tempo rallenta e mi fa riscoprire giorno dopo giorno l’importanza dell’indispensabile, invece del correre per raggiungere il superfluo.  Ho preso consapevolezza di ciò che è il cibo e della scala dei valori della mia vita, di come agisco e di cosa scelgo anche di fronte a un semplice piatto di fagioli. Ho trovato il tempo di coltivare una mia nuova passione, contemplare la natura in tutte le sue manifestazioni, inserendomi tra essa e cercando di esserne parte integrante confondendomi tra le sue creature e imitandole il più possibile.

gladiatoreIntanto cerco anche di imitare la mia splendida nonna, mia mamma Anna e tutte quelle donne di altri tempi che hanno custodito per noi l’essenza della terra e i suoi frutti. Sto zappando le file di aglio e penso che nella prima tredicina di giugno dopo averli accuratamente raccolti, seminerò, come facevano loro, i Fagioli della Regina. Certo loro li seminavano vicino al mais così avrebbero avuto dei tutori naturali ma io qua non ho molto spazio e mi limiterò a mettere i tutori. Sono fagioli piccoli e di tradizione Sannita, fioriscono dopo soli 20 giorni dalla semina e pare che solo il terreno di origine Sannita sia buono per lo sviluppo di questo legume.

La tradizione popolare narra che il nome utilizzato per etichettare questo legume risalga a un fatto storico avvenuto nel XVIII secolo quando un certo Achille Jacobelli, noto cavaliere, proveniente dal Sannio di quei tempi, frequentante la corte del re Federico II di Borbone e uomo stimato dalla regina Maria Teresa, un giorno pensò di donarle un sacchetto di fagioli, frutto della sua terra d’origine. La Regina, molto sorpresa dal gesto, volle ringraziare il cavaliere e alla richiesta del nome di quei legumi, Achille Jacobelli rispose: Mia Regina, questi fagioli, in vostro onore, da oggi in poi, saranno chiamati, Fagioli della Regina.

A ogni passo che faccio nel mio orto, a ogni erba o pianta che vedo ritorna nella mia mente il ricordo di un racconto o di un episodio legato a essi, sempre gli stessi, raccontati tante volte sempre allo stesso modo solo come gli anziani sanno fare. Anche grazie a loro e ai loro racconti ho imparato a vivere meglio le gioie della natura, anche se ci metto del mio nella trasformazione… Intanto preparo per il mio gladiatore e suo padre un bel centrifugato di mela e verza viola. Uso una mela a pasta acida e uno spicchio di verza viola. Io lo bevo senza zucchero: mi piace sentire il gusto vero.

Ora vado in dispensa a controllare se ho ancora qualche manciata di quei favolosi fagioli!!!!

 

Zuppa di Fagioli della Regina

gladiatoregladiatoreMetto in ammollo per 12 ore i fagioli, li risciacquo bene sotto acqua fredda e li posiziono in pentola di terracotta coperti di acqua. Per tre persone cuocio 250 g di fagioli. Aggiungo almeno due porri selvatici tagliati a rondelle, una bella foglia di sedano. Faccio cuocere a fuoco lento per almeno due ore aggiungendo acqua bollente se i fagioli dovessero restare fuori dall’acqua. Passato il tempo controllo la cottura e metto il sale. Preparo dei tocchetti di pane raffermo nei piatti fondi, metto due mestoli di fagioli sul pane e un bel filo di olio extra vergine di oliva. Siamo pronti a degustare questo piatto tutto campano. Secondo Giuseppe sembrano lenticchie con un sapore simile ai ceci. Insomma una delizia!!! Io sul mio piatto trito sempre un pochino di peperoncino piccante.

 

InsalataInsalata di verza viola

Prendo una bella verza viola e la taglio a julienne, la metto in acqua fredda e la lascio riposare un paio di ore. Poi la sgocciolo bene e la condisco con qualche spicchio di arancia dolce a pezzi, una bella manciata di arachidi ovviamente sgusciate, dei rametti di finocchietto di mare sott’aceto. Condisco con sale e olio extra vergine di oliva. Trovo che sia un bellissimo contorno invernale, fresco e dal gusto agrodolce.

 

Involtini di cavolo cappuccio

Per pulire facilmente il cavolo cappuccio senza rompere le foglie, elimino prima il torsolo inferiore, poi passo sotto l’acqua corrente, in questo modo le foglie si apriranno più facilmente e non devo fare forzature, rischiando di romperle. Scelgo le foglie più grandi e resistenti per formare i miei involtini. Le lavo e le sbollento in acqua salata, due alla volta, per circa 5 minuti. Scolo con una pinza da cucina, le trasferisco su un canovaccio e le lascio raffreddare. Metto in una ciotola pancetta a cubetti, salame e scamorza a pezzetti, parmigiano, uovo, prezzemolo tritato, aglio, erba cipollina e della mollica di pane bagnato. Mescolo gli ingredienti con le mani fino ad amalgamarli bene. Metto qualche cucchiaiata di composto sulle foglie di cavolo cappuccio e avvolgo per realizzare gli involtini; li chiudo legandoli con una foglia di erba cipollina. Li adagio in una teglia rivestita di carta forno e metto in cottura per 25 minuti a 220°.gladiatore